Le due verità del caso Tibhirine
Del film Uomini di Dio sui sette trappisti martiri in Algeria una scena resta impressa nella memoria: un elicottero dell’esercito, mitragliatrice spianata, sorvola la chiesa del monastero dove i religiosi cantano insieme, abbracciati. Un indizio che dà conto di una pista investigativa recente sulla sorte cruenta dei monaci martiri nel Maghreb: l’ipotesi che i consacrati siano caduti in un’imboscata dell’esercito algerino. Sulla sorte dei fratelli e preti che hanno versato il loro sangue in fedeltà alla loro vocazione fa chiarezza ora un libro, che esce oggi in Francia a 15 anni dal rapimento, avvenuto il 26 marzo del 1996, e dalla successiva strage. Ne è autore René Guitton, giornalista e saggista, già apprezzato per il suo Cristianofobia (Lindau). Guitton, nato in Marocco, direttore editoriale, pubblica En quête de vérité. Le martyre des moines de Tibhirine (Calman-Lévy), frutto di diversi anni di inchiesta tra Francia e Algeria per sbrogliare la matassa di insinuazioni e rivelazioni sull’assassinio dei religiosi.
Professor Guitton, sulla strage di Tibhirine – attribuita ai terroristi del Gia, Gruppo islamico armato – le ricostruzioni giornalistiche hanno causato un certo scompiglio. Può aiutarci a fare il punto?
«Nel 2008 il generale francese Buchwalter aveva rivelato al quotidiano La Stampa che la morte dei monaci di Tibhirine era stata causata da un "errore" dell’esercito algerino. Un elicotterista avrebbe sparato per sbaglio su alcuni uomini nella boscaglia, molto fitta, di quella regione. Questo generale rivestiva la carica di attaché militare all’ambasciata francese ad Algeri. Buchwalter aveva rivelato che un suo amico algerino, conosciuto alla scuola militare di Saint Cyr a Parigi, gli aveva detto che suo fratello, anche lui un militare, gli aveva confidato di aver compiuto un errore dal suo elicottero sparando su un gruppo di monaci. Io ho fatto delle ricerche a Saint Cyr: ho cercato tra i curriculum di chi ha frequentato la scuola militare un personaggio che corrispondesse all’amico di Buchwalter. Ho scoperto che ora quell’uomo è deceduto. E mi è risultato molto strano che Buchwalter abbia fatto queste rivelazioni su Tibhirine in maniera indiretta».
Dalle sue indagini quali risultati ha ottenuto?
«Ho consultato le fotografie delle teste mozzate dei monaci di Tibhirine, materiale giudiziario che risulta secretato. Ho fatto realizzare alcune analisi a medici legali. Queste inchieste hanno dimostrato che le ferite sui monaci non possono essere state compiute da elicotteri algerini. Per un semplice motivo: l’esercito di Algeri, durante gli anni Novanta, disponeva di materiale bellico ex-sovietico. In particolare, di elicotteri Mi 24, riforniti di mitragliatrici 127, capaci di proiettili da 12 centimetri. Se i monaci fossero stati bersagliati da tali armi, delle loro teste non sarebbe rimasto nulla! Anche questo dimostra che le rivelazioni di Buchwalter sono false».
Dunque, qual è la verità sulla carneficina di Tibherine?
«Io l’ho definita un affaire. Restano aperte diverse domande: perché si è inziata un’inchiesta giudiziaria solo dopo 10 anni? Bisogna ricordare che il priore, Christian de Chergé, si era pronunciato a favore della "piattaforma di Roma" proposta dalla Comunità di Sant’Egidio per la pacificazione in Algeria, ipotesi rifiutata dal governo e dagli estremisti. La mia tesi propende fortemente per la pista islamista».
A questa vicenda ha dedicato anche un altro libro, Si nous nous taisons... le martyre des moines de Tibhirine (Pocket). La loro storia ha riempito le sale cinematografiche con il film Uomini di Dio. Come spiega questo "successo" globale?
«Io ho frequentato per vari anni il monastero di Tibhirine e quello di Midelt, in Marocco, dove vive l’unico sopravvissuto a quella strage, Jean-Pierre. La morte dei trappisti ha gettato una luce significativa sulla vita monastica, ovvero su quegli uomini che escono dal mondo per elevare il mondo con la preghiera. Il monastero di Tibhirine era un faro per l’Algeria. Durante le due guerre civili, quella per l’indipendenza e quella degli anni Novanta, i monaci assistevano tutti. Agli occhi degli integralisti erano persone impure perché, come il medico, Luc, facevano partorire le donne: uno scandalo per gli islamisti! La fraternità e la solidarietà con tutti restano la loro grande eredità».
Lorenzo Fazzini